Decadentismo, Simbolismo ed Estetismo
(Versione approfondita e riassunto)
DECADENTISMO
Il Decadentismo è un orientamento letterario nato in Francia e affermatosi in Europa tra il 1880 e il 1925 circa, il cui fine era promuovere un’arte antinaturalistica fondata sulla rappresentanza dei lati oscuri del mondo e della vita. Gli autori decadenti, infatti, si contrappongono al relazionismo positivista e condividono gli atteggiamenti irrazionalistici: la realtà appare ai loro occhi come un mistero pervaso da simboli e legami oscuri e nascosti, che si può comprendere solamente attraverso l’intuizione e la sensibilità.
Il termine è nato con senso dispregiativo per indicare gli atteggiamenti anticonformisti e ribelli dei “poeti maledetti” francesi, tra cui Paul Verlaine, Stéphane Mallarmé e Arthur Rimbaud che si definivano “décadents” e che rivendicavano il privilegio di esprimere nei loro versi il senso di stanchezza di una civiltà ormai prossima a scomparire (la decadenza della società).
Precisamente si parla di Decadentismo in Italia, Estetismo o Modernismo in Gran Bretagna e Simbolismo in Francia.
LE FASI DEL DECADENTISMO
Nella corrente letteraria del Decadentismo si possono distinguere due fasi principali:
- la prima, che comprende un arco temporale dal 1875-80 al 1910, corrisponde al Decadentismo più razionale, caratterizzato dall’estetismo e dal culto della sensazione (vissuta come alternativa al disfacimento, alla “decadenza”, del mondo). La “sensazione” decadente è molto differente dal “sentimento” romantico: il primato non proviene più dal cuore, ma dagli istinti, dalle pulsioni individuali e dall’inconscio.
Tale fase è segnata in Francia dai poeti simbolisti (Baudelaire, Verlaine, Rimbaud) e in Italia dagli scrittori della Scapigliatura milanese. Al Decadentismo aderirono, in modo più duraturo, Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio.
Infine, in Inghilterra il Decadentismo è dipendente alle teorie estetizzanti del poeta e romanziere Oscar Wilde.
Il primo Decadentismo si orientava alla poesia, intesa come evocazione di suggestioni e sensazioni espresse attraverso la musicalità della parola;
- la seconda si prolunga, indicativamente, sino al 1920-25 ed è la fase del Decadentismo italiano di Italo Calvino e Luigi Pirandello, mentre nel resto dell’Europa di James Joyce, Marcel Proust, Thomas Mann, Robert Musil.
In questa fase si vuole conoscere criticamente la corrente letteraria: il ruolo della letteratura è quello di attestare la mancanza di certezze e di prospettive, di evidenziare la debolezza degli individui e della loro coscienza. Il compito del letterato, dunque, è di rivelare la realtà – senza mutarla – senza illudersi di poterla migliorare.
L’artista si distacca dalla società: non è più ribelle come accadeva ai romanici, ma è un “inetto” (Italo Svevo), cioè un soggetto senza qualità e incapace di vivere pienamente. Il secondo Decadentismo privilegiò la prosa, il romanzo, come strumento primario per conoscere le storture del mondo.
IL ROMANZO DECADENTE
Il “romanzo decadente” esordì a partire dal 1885 con le opere prodotte da Gabriele D’Annunzio, da Joris-Karl Huysman e da Oscar Wilde. Nelle loro opere è evidente l’esaltazione dell’estetismo. (Estetismo significa un’esistenza pensata e costruita come un’opera d’arte, ad esempio “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio).
Tutti e tre gli autori sono considerati “esteti”, cioè impegnati a “fare della propria vita un’opera d’arte” secondo quella che è la poetica dell’estetismo decadente.
Il romanzo di impianto realistico venne gradualmente abbandonato, in quanto considerato insufficiente a esprimere le problematiche psicologiche dell’uomo contemporaneo. Al suo posto si affermarono nuove opere in cui prevaleva l’attenzione all’interiorità dei singoli personaggi e l’analisi della loro psicologia complessa e tormentata. I protagonisti, spesso, sono preda di nevrosi che talora sconfinano nella follia.
Il romanzo decadente non è solo composto di estetismo e di culto della bellezza, ma evidenzia una forte attenzione per i simboli e per i lati oscuri della realtà. Sul piano delle strutture narrative, l’intreccio perde importanza poiché la narrazione dei fatti è sostituita dalla registrazione di impressioni e stati d’animo contradditori.
Il tempo narrativo non procede in modo lineare, ma segue il libero vagare dei pensieri del personaggio; l’intera vicenda viene narrata secondo il punto di vista soggettivo del protagonista (non si ricorre più al narratore onnisciente).
Sul piano stilistico, viene privilegiata una forma espressiva ricercata e letteraria, finalizzata all’evocazione del mistero che si cela oltre la realtà sensibile.
L’ESTETISMO
L’Estetismo, che si diffuse dall’Inghilterra a partire dagli ultimi anni dell’Ottocento (il paese più avanzato sul piano industriale), è una tendenza interna al Decadentismo che consiste nell’esaltazione della bellezza come valore supremo della vita. Tutto ciò che riguarda l’aspetto esteriore deve essere esuberante e lussuoso, a partire dall’aspetto di vita, al modo di vestirsi e alle tematiche delle opere letterarie che il poeta/autore scrive.
Sorse così la figura dell’esteta, del “dandy” (termine che già nella Londra del XIX secolo indicava “l’uomo elegante e raffinato”) raffinato e anticonformista che si isola in un solitario sogno di bellezza, lontano dalla sobrietà borghese e dall’ignoranza delle masse incolte presenti nella società.
L’Estetismo influenzò i modi di vita di molti letterati decadenti (tra i quali: Gabriele D’Annunzio e Oscar Wilde) ed era la base di alcuni romanzi dell’epoca: Controcorrente (Á rebours) del francese Joris-Karl Huysman, Il piacere di Gabriele d’Annunzio e Il ritratto di Dorian Gray (The picture of Dorian Gray) di Oscar Wilde.
IL SIMBOLISMO
Il Simbolismo è un movimento poetico sorto a Parigi il 18 settembre 1886: ne parlò il poeta Jean Moréas in un articolo sul quotidiano parigino “Le figaro”, in cui definiva i poeti decadenti con l’aggettivo symbolique (simbolico).
I precursori del Simbolismo furono Charles Baudelaire e Théophile Gautier. Fu Charles Baudelaire con la raccolta I fiori del male, a segnare una svolta decisiva nel mondo della poesia moderna. Nel suo sonetto, “Corrispondenze”, Baudelaire evidenzia che la realtà è pervasa da simboli oscuri e misteriosi legami di natura contemplativa (spirituale), che solo il poeta, grazie alla sua profonda sensibilità, è in grado di decifrare.
LA POETICA SIMBOLISTA
I poeti del Simbolismo, dunque, rifiutavano la ragione come strumento di indagine per la realtà e promuovevano un’idea dell’arte (in particolare della poesia) come unica possibile forma di conoscenza. È compito del poeta decifrare i simboli e le “corrispondenze” tra i diversi aspetti della natura, grazie all’intuizione, alla sensibilità e allo “sgretolamento dei sensi” raggiunto attraverso l’ebrezza, il sogno o l’allucinazione.
Sorse così una nuova idea del linguaggio poetico, inteso come una “formula magica” per accedere al potere evocativo della parola. I poeti Simbolisti, pertanto, ricorrevano a nuove tecniche di scrittura: fu dato un maggior rilievo all’analogia (figura retorica che consiste nell’accostare due immagini o situazioni apparentemente diverse poiché la connessione tra i due elementi non è subito evidente), alla metafora e alla sinestesia (Qui trovi la spiegazione delle figure retoriche) e fu altresì rinnovata la metrica e il ritmo dei versi per donare un’insolita musicalità.
IL PARNASSIANESIMO
Successivamente, sempre a Parigi, fu attivo un gruppo di poeti che anticipò le tendenze simboliste: i parnassiani. Questi poeti erano ammiratori di Baudelaire e nel 1866, 1871 e 1876 pubblicarono tre antologie, intitolate “Il Parnaso contemporaneo”, con cui cercavano di dar vita a una poesia “pura”, svincolata dalle imperfezioni della società e della storia ma anche da istinti e passioni individuali.
Nella prefazione del romanzo Mademoiselle de Maupin di Gautier, che può essere considerata il manifesto del Parnassianesimo, è espressa la sua teoria dell’ “L’arte per l’arte”.
I poeti parnassiani riassumevano il loro programma anche nel richiamo al Parnaso: l’antico monte (collocato al centro della Grecia che domina la città di Delfi), sede delle Muse ispiratrici delle arti, che evidenzia un’esperienza artistica elitaria (per pochi) e molto raffinata.
I MAESTRI DELLA NUOVA POETICA
Queste idee vennero riprese dai “poeti maledetti” (Paul Verlaine, Stéphane Mallarmé e Arthur Rimbaud): un gruppo di giovani artisti parigini attivi a partire dal 1870, che avevano come fine comune il rifiuto delle convenzioni della società borghese e si distinguevano per il loro comportamento scandaloso e “immortale”.
RIASSUNTO
DECADENTISMO
Il Decadentismo è un orientamento letterario nato in Francia e affermatosi in Europa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il cui fine era promuovere un’arte antinaturalistica fondata sulla rappresentanza dei lati oscuri del mondo e della vita. La realtà appare agli occhi dei poeti decadenti come un mistero caratterizzato da simboli e legami oscuri e nascosti, che si può comprendere solamente attraverso l’intuizione e la sensibilità.
Il termine è nato con senso dispregiativo per indicare gli atteggiamenti anticonformisti e ribelli dei “poeti maledetti” francesi: Paul Verlaine, Stéphane Mallarmé e Arthur Rimbaud.
LE FASI DEL DECADENTISMO
Nella corrente letteraria del Decadentismo si possono distinguere due fasi principali:
- la prima, che comprende un arco temporale dal 1875-80 al 1910, corrisponde al Decadentismo più razionale, caratterizzato dall’estetismo e dal culto della sensazione che è molto differente dal “sentimento” romantico: il primato non proviene più dal cuore, ma dagli istinti, dalle pulsioni individuali e dall’inconscio. Al Decadentismo italiano aderirono Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio.
- la seconda si prolunga, indicativamente, sino al 1920-25 ed è la fase del Decadentismo italiano di Italo Calvino e Luigi Pirandello. In questa fase il ruolo della letteratura è quello di attestare la mancanza di certezze e di prospettive e di evidenziare la debolezza degli individui e della loro coscienza. L’artista si distacca dalla società: non è più ribelle come accadeva ai romanici, ma è un “inetto” (Italo Svevo), cioè un soggetto senza qualità e incapace di vivere pienamente.
Il secondo Decadentismo privilegiò la prosa, il romanzo, come strumento primario per conoscere le storture del mondo.
IL ROMANZO DECADENTE
Il “romanzo decadente” esordì a partire dal 1885 con le opere di Gabriele D’Annunzio, di Joris-Karl Huysman e di Oscar Wilde. Nelle loro opere è evidente l’esaltazione dell’estetismo. Il romanzo di impianto realistico fu sostituito da opere in cui prevale l’attenzione all’interiorità dei singoli personaggi e l’analisi della loro psicologia complessa e tormentata. I protagonisti, spesso, sono preda di nevrosi che talora sconfinano nella follia.
Nel romanzo decadente vengono esaltati i simboli e i lati oscuri della realtà e l’intreccio narrativo perde importanza, in quanto la narrazione dei fatti è sostituita dalla registrazione di impressioni e stati d’animo contradditori.
Il tempo narrativo segue un libero vagare dei pensieri del personaggio e la vicenda è narrata secondo il punto di vista soggettivo del protagonista.
L’ESTETISMO
L’Estetismo si diffuse dall’Inghilterra a partire dagli ultimi anni dell’Ottocento ed è una tendenza che esalta la bellezza come un valore supremo della vita; tutto ciò che riguarda l’aspetto esteriore deve essere esuberante e lussuoso.
Sorse così la figura dell’esteta, del “dandy”, raffinato e anticonformista che si isola in un sogno di bellezza, lontano dalla sobrietà borghese e dall’ignoranza delle masse incolte presenti nella società.
IL SIMBOLISMO
Il Simbolismo è un movimento poetico sorto a Parigi il 18 settembre 1886: ne parlò il poeta Jean Moréas in un articolo sul quotidiano parigino “Le figaro”, in cui definiva i poeti decadenti con l’aggettivo symbolique (simbolico). I precursori di questa corrente furono Charles Baudelaire e Théophile Gautier. Fu Baudelaire, nel suo sonetto “Corrispondenze”, ad evidenziare che la realtà è pervasa da simboli oscuri e misteriosi legami di natura spirituale, che solo il poeta, grazie alla sua profonda sensibilità, è in grado di decifrare.
LA POETICA SIMBOLISTA
I poeti del Simbolismo rifiutavano la ragione come strumento di indagine per la realtà e promuovevano un’idea dell’arte (in particolare della poesia) come unica possibile forma di conoscenza. È compito del poeta decifrare i simboli e le “corrispondenze” tra i diversi aspetti della natura, grazie all’intuizione, alla sensibilità e allo “sgretolamento dei sensi” raggiunto attraverso l’ebrezza, il sogno o l’allucinazione.
I poeti Simbolisti ricorrevano a nuove tecniche di scrittura: fu dato un maggior rilievo all’analogia, alla metafora e alla sinestesia (Qui trovi la spiegazione delle figure retoriche) e venne rinnovata la metrica e il ritmo dei versi per donare un’insolita musicalità.
IL PARNASSIANESIMO
Successivamente, a Parigi, fu attivo un gruppo di poeti che anticipò le tendenze simboliste: i parnassiani. Questi poeti cercavano di dar vita a una poesia “pura”, svincolata dalle imperfezioni della società e della storia ma anche da istinti e passioni individuali.
I poeti parnassiani riassumevano il loro programma nel motto “L’arte per l’arte” e nel richiamo al Parnaso: l’antico monte, sede delle Muse ispiratrici delle arti, che evidenzia un’esperienza artistica elitaria (per pochi) e molto raffinata.
I MAESTRI DELLA NUOVA POETICA
Queste idee vennero riprese dai “poeti maledetti” (Paul Verlaine, Stéphane Mallarmé e Arthur Rimbaud): un gruppo di giovani artisti parigini attivi a partire dal 1870, che avevano come fine comune il rifiuto delle convenzioni della società borghese e si distinguevano per il loro comportamento scandaloso e “immortale”.