Cari lettori, oggi vi propongo il testo, la parafrasi, il commento, l’analisi e le figure retoriche di una delle più belle poesie di Eugenio Montale: Ho sceso, dandoti il braccio.
Buona lettura!!
Grafica a cura di Alessio Cuccu
Testo:
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Parafrasi:
Ho sceso, tenendoti sottobraccio, moltissime scale, e adesso che non ci sei più mi sembra di cadere ad ogni gradino.
Nonostante la lunga vita trascorsa insieme (si riferisce a Drusilla), è stata (per me) troppo corta. La mia vita continua ugualmente, non ho più la necessità delle coincidenze dei treni, delle prenotazioni degli alberghi, delle trappole di tutti i giorni, e le delusioni di chi è convinto che la realtà sia solo quella che appare agli occhi.
Ho sceso, tenendoti sottobraccio, tantissime scale con il tuo aiuto, non perché con quattro occhi si veda meglio. Le ho scese insieme a te perché sapevo che tra noi due, benché i tuoi occhi fossero “offuscati”, l’unica a saper vedere davvero la vita, eri tu.
Collocazione dell’opera:
Ho sceso, dandoti il braccio è una delle più belle e famose poesie di Eugenio Montale dedicate alla moglie, Drusilla Tanzi, scomparsa nel 1963.
Il componimento è inserito nell’ultima raccolta di Montale: Satura, pubblicata nel 1971.
Nel titolo “Satura” si possono individuare due significati:
- 1) quello di “satira”, cioè criticare la società di massa e dei consumi, priva di valori e disumanizzata dal conformismo;
- 2) quello di “mescolanza di cose svariate” (dal latino “satura”), vista la molteplicità di temi, stili e linguaggio utilizzati da Montale.
In questa raccolta si distingue la sezione Xenia I (dal greco “doni votivi”), dedicata alla moglie.
Commento e interpretazione della poesia:
Il componimento esprime il senso di vuoto, di solitudine e di inutilità che il poeta avverte in seguito alla morte della moglie, alla quale dedica il suo toccante omaggio poetico.
La poesia si apre con l’iperbole “un milione di scale” (affermazione che può sembrare quasi ironica), che esprime, già nel primo verso, l’affetto e la tenerezza provata da Montale per Drusilla.
La scala dagli innumerevoli gradini, discesi nel corso di un lungo cammino comune, rappresenta il lungo periodo trascorso con la moglie (trent’anni) che, troncato dalla morte di lei, appare al poeta disperatamente breve e vede unicamente il vuoto davanti a sé.
Per Montale il cammino non è ancora terminato “Il mio dura tuttora”; addolorato ricorda le incombenze della quotidianità (le coincidenze, le prenotazioni, le trappole) che un tempo affidava alla moglie, in quanto egli era spesso fuori casa: viaggiava molto all’estero, poiché praticava anche l’attività di giornalista. Questi disbrighi, che spesso appaiono quasi del tutto inutili, denunciano la vana apparenza, troppo spesso confusa con la profonda realtà.
Drusilla Tanzi, proprio per la sua malattia agli occhi, coglieva questa profondità: infatti, le sole vere pupille sono l’emblema di chi sa andare oltre le apparenze.
Il vero significato del rapporto coniugale emerge negli ultimi versi: in apparenza Montale aiutava “Mosca” (così soprannominata per la sua cecità) a scendere i gradini, tenendola sottobraccio; in realtà è stata la donna a presidiare e a condurre il poeta nel lungo cammino trascorso insieme, cogliendo il vero senso della vita. È dunque possibile considerare Drusilla come la guida spirituale del poeta.
Analisi:
Lo stile della poesia è prosastico, il registro linguistico è semplicissimo e colloquiale, caratterizzato da versi liberi (scelta di molti poeti del Novecento), movimentati da alcune rime (crede/ vede – due/tue) e dal ritmo di endecasillabi sparsi (vv. 5-6-7). La musicalità è altresì resa dalle assonanze (viaggio/braccio – scale/offuscate).
È evidente l’antitesi che intercorre tra il poeta e gli altri uomini nella visione della realtà (vv. 6-7)
L’accostamento dei termini “scale, vuoto…”, dimostrano il grande tormento del poeta, causato dalla morte della moglie.
Le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, sono icone legate alla metafora del viaggio (la vita).
Figure retoriche:
Iperbole: Ho sceso almeno un milione di scale (v.1 e v.8), il poeta evidenzia che il cammino con la sua moglie è stato lunghissimo;
ossimoro: breve/lungo (v.3), la contrapposizione di questi due termini sottolinea che il tempo trascorso con la donna amata (trent’anni), appare al poeta troppo breve;
metafora: viaggio (v.3), indica la vita; è un’espressione molto utilizzata dai poeti;
anafora: Ho sceso / Ho sceso (v.1 e v.8), la ripetizione di questi due versi all’inizio delle due strofe portano alla luce la lunga esperienza di vita insieme.
Approfondimento sulle figure retoriche
© 2019 – Riproduzione Riservata | Erik Lazzari