Il lampo di Giovanni Pascoli
TESTO
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
PARAFRASI AFFIANCATA
Il cielo e la terra apparvero quali erano:
la Terra era ansimante, di un colore plumbeo (livida) e sconvolta;
il cielo denso di nuvole, cupo, sconvolto:
bianchissima nel silenzioso subbuglio
una casa apparve all’improvviso e subito scomparve
come un grande occhio che, impaurito,
si aprì e si chiuse nel buio della notte.
PARAFRASI DISCORSIVA
Il cielo e la terra apparvero così com’erano: la Terra era ansimante, di un colore plumbeo (livida) e sconvolta; il cielo denso di nuvole, cupo, sconvolto: una casa bianchissima apparve all’improvviso e subito scomparve, come un grande occhio che, impaurito, si aprì e si chiuse nel buio della notte.
COLLOCAZIONE DELL’OPERA
“Il lampo” di Giovanni Pascoli è stato pubblicato nel 1894 nella sezione “Tristezze” della terza edizione della raccolta poetica “Myricae”.
ANALISI E COMMENTO
Giovanni Pascoli, in questa breve e concisa poesia, evoca con rapidi tratti l’istante in cui, durante un temporale, la luce abbagliante del lampo illumina il paesaggio sconvolto dalla furia degli elementi: il poeta, infatti, dimostra la capacità di costruire in pochi versi uno scenario di inquietudine. Il lampo è anche un emblema dell’improvvisa e drastica rivelazione della vera essenza della realtà, intrisa di violenza e morte. Il cielo e la terra, per via del forte chiarore del lampo, si mostrano per ciò che sono realmente.
Pascoli inizia il componimento con la vocale E, quasi per richiamare un passato di sofferenza. Il lampo, che squarcia la notte scura (simbolo della paura e dell’angoscia), illumina una casa (la casa è la metafora della brevità della vita), rappresentata attraverso il colore bianco per evidenziare un aspetto positivo (in contrasto allo scuro della notte): un luogo di rifugio, il “nido” familiare. Il colore bianco della casa richiama altresì il pallore di un volto spaventato e la similitudine con l’occhio che si apre e si chiude rapidamente rende meglio l’idea di terrore.
L’occhio in questione è quello del padre del poeta poco prima della sua morte, avvenuta il 10 agosto 1867.
Per approfondire
Com’è possibile essere certi che si tratti proprio dell’occhio del padre?
È lo stesso Pascoli a confermarlo nella prefazione di Myricae «I pensieri che tu, o padre mio benedetto, facesti in quel momento, in quel batter d’ala […]. Il momento fu rapido… Ma i pensieri non furono brevi e pochi. Quale intensità di passione! Come un lampo in una notte buia buia: dura un attimo e ti rivela tutto un cielo pezzato, lastricato, squarciato, affannato, tragico; una terra irta piena d’alberi neri che si inchinano e si svincolano, e case e croci». Il poeta racconta proprio l’esperienza della morte del padre e quella del lampo. Pascoli, dunque, non racconta semplicemente un fenomeno atmosferico, ma un vissuto emotivo.
Il primo verso “E cielo e terra si mostrò qual era” presenta un “errore grammaticale” in quanto cielo e terra sono due elementi e pertanto il verbo dovrebbe essere al plurale “si mostrarono”. Pascoli, invece, ha utilizzato un verbo al singolare “si mostrò” sia per evidenziare che cielo e terra, in questo caso, formano un tutt’uno che per sottolineare l’evento improvviso.
METRICA
La lirica è una ballata minima composta da endecasillabi rimati secondo lo schema metrico A BCBCCA.
FIGURE RETORICHE
- Climax ascendente: “ansante, livida in sussulto” – “ingombro, tragico, disfatto” (vv. 2-3);
- metafora: “terra ansante”, “cielo tragico” (vv. 2-3);
- anadiplosi: “bianca bianca” (v.4);
- ossimoro: “tacito tumulto” (v.4);
- allitterazione della lettera T: “tacito tumulto” (v.4);
- alitterazione della lettera N: “nella notte nera” (v.7);
- anastrofe: “bianca bianca nel taciuto tumulto / una casa apprì […]” (v.v. 4-5);
- antitesi: “una casa apparì sparì” (v.5), “s’aprì si chiuse” (v.7);
- similitudine: “come un occhio” (v.6);
- enjambement: “largo esterrefatto – s’aprì si chiude, nella notte nera” (vv. 6-7);
- personificazione: “terra ansante”, “cielo tragico”, (v. 2, v.3).
Approfondimento sulle figure retoriche