La biografia di Giovanni Verga
Giovanni Verga nacque o il 31 agosto o il 2 settembre del 1840 a Vizzini (provincia di Catania) da una nobile famiglia di proprietari terrieri di orientamento liberale e anti-borbonico. La sua formazione scolastica venne affidata a un parente, il poeta e patriota catanese Antonio Abate, che lo incoraggiò al mondo della letteratura.
Tra il 1856 e il 1857, Verga scrisse il suo primo romanzo storico, “Amore e patria” (rimase inedito).
Nel 1858 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Catania, ma nel 1861 la abbandonò. Nel 1860 Giuseppe Garibaldi giunse in Sicilia e Verga lo accolse calorosamente; subito dopo si arruolò nella Guardia Nazionale, prestandovi servizio per quattro anni. In quegli anni, con alcuni amici, diede origine al settimanale politico “Roma degli italiani”, dal motto “Volere è potere”.
Verga pubblicò, nel 1862, il romanzo patriottico, “I carbonari della montagna” e successivamente, a puntate, veniva diffuso un altro romanzo: “Sulle lagune” (1863).
Nel maggio del 1865 Verga si trovava a Firenze, allora capitale d’Italia, dove compose “Una peccatrice”, un romanzo che non ebbe successo e che avvicinò il verista ai salotti mondani della letteratura e dell’editoria.
Dal 1869 si stabilì a Firenze, dove conobbe Luigi Capuana (divennero grandi amici), scrisse altri due romanzi: “Storia di una capinera” ed “Eva” e si innamorò di Giselda Fojanesi, con la quale compì il viaggio di ritorno in Sicilia, narrato dieci anni più tardi nella novella “Fantasticheria”.
Nel 1872 Verga si trasferì a Milano per circa un quindicennio e fece amicizia con Salvatore Farina.
S. Farina lo introdusse nei salotti letterari più importanti della città (il salotto della contessa Maffei).
A Milano, Verga, incontrò abitualmente gli scrittori “Scapigliati” (Arrigo Boito ed Emilio Praga). Successivamente, pubblicò altri due romanzi, Eros nel 1874, e Tigre Reale nel 1875.
La conversione al Verismo di Giovanni Verga
Nel 1874, in soli tre giorni, Verga scrisse “Nedda”, un bozzetto siciliano (una novella) completamente diverso dalle opere pubblicate in precedenza, poiché ambientato nella natia Sicilia con l’intento di rappresentarne la vita popolana siciliana.
Pochi mesi più avanti, tornato in Sicilia per il consueto soggiorno estivo, Verga ideò il “bozzetto marinaresco” Padron ‘Ntoni che, dopo tre anni, si trasformò in un romanzo: “I Malavoglia”.
Nel 1878, anno in cui morì la sua amata madre, pubblicò il racconto “Rosso Malpelo”.
Nel 1880 uscirono in un unico volume le novelle veriste di “Vita dei campi”.
In quel periodo, Verga conobbe Federico De Roberto e iniziò a dedicarsi alla stesura di un nuovo romanzo: “Mastro-don Gesualdo” (la seconda opera appartenete alla raccolta “ciclo dei Vinti”).
Nel 1883, in Francia, Verga incontrò Émile Zola e nel 1884 esordì, con grande successo, sulle scene teatrali come drammaturgo; al Teatro Carignano di Torino venne applaudito il dramma “Cavalleria rusticana”, mentre al Teatro Manzoni di Milano andò in scena il dramma “In portineria”.
Dal 1886 trascorse lunghi soggiorni a Roma e nel 1888, a puntate, veniva diffuso sulla rivista letteraria “Nuova antologia” Mastro-don Gesualdo; nel 1889, dopo alcune revisioni, fu pubblicato in volume da Treves.
Il ritorno in Sicilia
Nel 1893, il verista, fece ritorno a Catania e lavorò alla “Duchessa di Leyra”, il terzo romanzo del “ciclo dei Vinti”, ma si limitò a completare solamente il primo capitolo, nonostante l’incoraggiamento da parte dell’amico De Roberto.
Il distacco dagli ambienti letterari divenne definitivo, ebbe gli ultimi riconoscimenti nel 1920 grazie alla nomina a senatore del Regno d’Italia e grazie al glorioso discorso pronunciato da Luigi Pirandello al Teatro Massimo di Catania per il suo ottantesimo compleanno.
In un silenzioso isolamento, morì a Catania il 27 gennaio 1922.
Positivismo, Naturalismo e Verismo
Fotografia: Scatti Diego Murgioni