La biografia di Ludovico Ariosto
Introduzione
Per comprendere a fondo la biografia di Ludovico Ariosto, è opportuno conoscere l’ambiente ferrarese in cui il poeta visse tra il Quattrocento e il Cinquecento: Ferrara, ducato sotto il dominio della signoria d’Este, venne considerato un mondo periferico, poiché isolato sul piano politico e sociale. Mantenne un’originale ricchezza di fermenti culturali (strinse stretti rapporti con il calvinismo, guardato con molto sospetto dai papi) e mantenne una forte devozione alle memorie e ai valori medievali della cavalleria e della feudalità.
Nonostante con l’Umanesimo si fossero riscoperti gli autori del mondo classico e la letteratura epica, che aveva tanto appassionato il pubblico medievale, rimase, nella forma dei cantàri (giullari), una passione quasi esclusiva della borghesia e del popolo. A Ferrara, invece, una durevole e raffinata tradizione “cortese” e aristocratica, continuò a ispirare un filone letterario ideale per personaggi e romanzi cavallereschi.
Quanto sopra descritto dimostra come siano nati proprio alla corte estense, nell’arco di un secolo, tre capolavori letterari: L’ “Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo, l’ “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto e la “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso.
Ludovico Ariosto: i primi anni
Fin dal Trecento la famiglia Ariosto, o Ariosti, fu una delle più importanti di Ferrara che occupò importanti cariche amministrative e politiche alla corte degli Estensi.
L’ 8 settembre 1474, a Reggo Emilia, che allora apparteneva al ducato estense, nacque Ludovico Ariosto, primo di dieci figli.
Il padre fu il conte Niccolò Ariosto, capitano della guarnigione militare; la madre, Daria Malaguzzi, discese da una delle più nobili famiglie reggiane. Dieci anni più avanti, Niccolò si stabilì a Ferrara e ricoprì varie cariche amministrative.
Dal 1489 al 1494, Ludovico, per volere paterno, studiò controvoglia legge all’università di Ferrara, fino a conseguire il titolo di giurisperito (dottore di legge).
Alla corte degli Estensi
Nel 1496 il padre Niccolò venne promosso all’ambita carica di commissario ducale di Romagna, ma fu un incarico fallimentare e gli Este lo licenziarono. Questi morì nel febbraio del 1500, lasciando un misero patrimonio; Ludovico, per mantenere i suoi nove fratelli, dovette trovare un’occupazione presso la corte degli Estensi. Qui, Ariosto, essendo capofamiglia di una casata nobile, dovette accettare l’incarico di vari impegni ufficiali.
Dopo essere stato per tre anni capitano della rocca estense di Canossa (1501 -1503), nel 1503, Ludovico, entrò al servizio del cardinale Ippolito d’Este, dove vi rimase fino al 1517. Il cardinale assegnò a Ludovico differenti compiti, tra cui, vista la sua qualità e diplomazia, numerose missioni di rappresentanza presso altre corti. (ricoprì incarichi politici, amministrativi e militari).
Gli esordi letterari: le commedie, le Satire, l’Orlando furioso
Ludovico Ariosto compose dei versi in latino, ma furono pubblicati solamente dopo la sua morte con il titolo di “Carmina”. Fin dal 1495, lo scrittore compose poesie in volgare: canzoni, sonetti, egloghe, madrigali e capitoli.
Tra il 1508 e il 1509 Ariosto scrisse “La Cassaria” e “I Suppositi”, due commedie in prosa e in volgare, entrambe rappresentate in occasione del carnevale ferrarese.
Ludovico non poté però dedicarsi a tempo pieno alla letteratura fin tanto che si trovava al servizio del cardinale Ippolito d’Este (fino al 1518).
Dunque, nel 1513 quando Giovanni de’ Medici, dimostratosi amico di Ludovico, fu eletto papa con il nome di Leone X, il poeta si recò a Roma con la speranza di ottenere qualche incarico e una vita più pacifica presso la corte pontificia. Il papa, tuttavia, si dimostrò freddo e inviso nei confronti di Ariosto, il quale fu costretto a tornare a Ferrara.
Nello stesso anno conobbe la fiorentina Alessandra Benucci, con la quale ebbe una relazione durata circa due anni. I due non poterono né convivere né sposarsi, in quanto Ludovico aveva intrapreso gli ordini minori per ottenere alcuni benefici ecclesiastici: era divenuto Chierico. I due riuscirono a sposarsi segretamente tra il 1528 e il 1530.
Malgrado i vari impegni presso la corte degli Estensi, dopo circa trent’anni di correzioni e miglioramenti, riuscì a completare la stesura del suo capolavoro: il poema cavalleresco “Orlando furioso”. Il 22 aprile 1516 uscì a Ferrara la prima edizione, in quaranta canti.
Il poema era dedicato al cardinale Ippolito d’Este, che però non dimostrò gratitudine all’autore. Nel 1517 il cardinale fu nominato vescovo di Buda, e dunque, a causa delle pressioni di Luigi II re d’Ungheria, fu costretto a recarsi nella sede vescovile di Erger; invitò con insistenza anche Ariosto. Poiché lo scrittore rifiutò di seguirlo in Ungheria, i rapporti tra i due cessarono definitivamente.
Fu in quel periodo che Ludovico Ariosto compose sette brevi poemetti, “le Satire”, scritti in terzine dantesche, indirizzati al fratello Alessandro e al segretario di Ippolito, Ludovico di Bagno.
Nel 1518 il poeta, per necessità, si mise al servizio del duca Alfonso I d’Este, fratello di Ippolito.
Contemporaneamente le condizioni economiche di Ariosto migliorarono, infatti nel 1520 risultavano già esaurite le 2000 copie della prima edizione dell’Orlando furioso. Nel 1521 uscì a Ferrara una seconda edizione del poema cavalleresco, migliorato nel linguaggio e nello stile. Grazie al “Furioso”, Ariosto ottenne la fama letteraria.
Nel 1522, Ludovico dovette accettare la nomina ducale a commissario della Garfagnana, una montuosa regione dell’Appennino tosco-emiliano, ove vi rimase per tre anni, sino al 1525. Qui dovette lottare contro i briganti e contro la popolazione ribelle di quella zona. In un primo tempo soffrì un grave disagio, è infatti possibile ricostruire la biografia morale e intellettuale dell’autore mediante le sue numerose lettere, raccolte nell’ “Epistolario“.
In modo graduale, utilizzando l’astuzia e la forza, riuscì a superare le difficoltà.
Gli ultimi anni
Al suo ritorno a Ferrara il duca lo nominò “savio” del comune ed egli, ormai cinquantenne, esercitò la carica onorifica di pubblico funzionario, partecipando attivamente alle deliberazioni comunali. In quest’epoca, poté finalmente dedicarsi all’attività letteraria. Fu in questo lasso di tempo che nacquero tre nuove commedie: “I studenti”, “Il negromante” e “La Lena”.
Nell’ottobre del 1532 venne stampata a Ferrara la terza edizione dell’Orlando furioso (edizione definitiva), in quarantasei canti.
Inoltre, lo scrittore proseguì la sua attività di regista di spettacoli: nel 1532 diresse le recite di una compagnia padovana inviata a Ferrara dal Ruzante.
Nel 1531 ricevette dal duca Alfonso d’Avalos, marchese di Pescara, ricchi doni e una pensione per le sue qualità poetiche. Nel novembre dello stesso anno accompagnò il duca a Mantova per incontrare l’imperatore Carlo V, ma al suo ritorno si ammalò di enterite. Ariosto morì a Ferrara il 6 luglio 1533.
Comune di Ferrara – Castello Estense