La Coscienza di Zeno

Approfondimento e riassunto

di Erik Lazzari

La coscienza di Zeno: presentazione dell’opera e trama

PRESENTAZIONE DELL’OPERA

Il Caso Svevo: dall’insuccesso alla notorietà

La Coscienza di Zeno è il terzo romanzo di Italo Svevo, composto nell’immediato primo dopoguerra, tra il 1919 e il 1922, e pubblicato, a spese dell’autore, nell’aprile del 1923 dall’editore Cappelli di Bologna.
L’opera, inizialmente, passò inosservata ai critici e ai lettori finché Svevo ne inoltrò una copia all’amico James Joyce, che allora si trovava a Parigi, e il suo giudizio positivo indusse l’autore ad inviare l’opera ai critici francesi (i critici “italianisti”), Benjamin Crémieux, Valery Larbaud, e Thomas Stearns; questi,entusiasti, nel 1926, dedicarono al romanzo un intero numero dell’importante rivista letteraria “La Navire d’Argent”. In Italia, nel 1925, il giovane poeta Eugenio Montale aveva scritto sulla rivista milanese “L’esame” un saggio intitolato “Omaggio a Svevo”. Seguirono molti riconoscimenti a livello internazionale.

La struttura dell’opera

Il romanzo è suddiviso in otto capitoli e si presenta sotto forma di memoriale autobiografico. L’opera è strutturata in parti staccate, le cui vicende, databili tra il 1870 e il 1914, non sono narrate in ordine cronologico. La Coscienza di Zeno è un racconto a molte dimensioni, in cui si intrecciano costantemente il passato (oggetto della narrazione) e il presente, ambito nel quale Zeno (il protagonista) ripercorre il passato con commenti e divagazioni.

Zeno, un uomo malato in un mondo malato

Nel Profilo autobiografico del 1928, Italo Svevo traccia un ritratto del protagonista dell’opera: «Zeno è evidentemente un fratello di Emilio e di Alfonso. Si distingue da loro per la sua età più avanzata e anche perché è ricco. Potrebbe fare a meno della lotta per la vita e stare in riposo a contemplare la lotta degli altri. Ma si sente infelicissimo di non poter parteciparvi. È forse ancora più abulico degli altri due. Passa continuamente dai propositi più eroici alle disfatte più sorprendenti. Sposa ed anche ama quando non vorrebbe. Passa la sua vita a fumare l’ultima sigaretta. Non lavora quando dovrebbe e lavora quando farebbe meglio ad astenersene. Adora il padre e gli fa la vita e la morte infelicissima. Rasenta una caricatura, questa rappresentazione; e infatti il Cremieux lo metteva accanto a Charlot, perché veramente Zeno inciampa nelle cose. Ma è il destino di tutti gli uomini d’ingannare se stessi sulla natura delle proprie preferenze per attenuare il dolore dei disinganni che la vita apporta a tutti. Zeno si crede un malato eccezionale di una malattia a percorso lungo. E il romanzo è la storia della sua vita e delle sue cure».
Come si evince dal brano l’io narrante è Zeno Cosini, ricco commerciante triestino.

Zeno, sentendosi malato, decide di sottoporsi a cura psicanalitica e si rivolge al “dottor S.” (probabilmente lo psicoanalista Sigmund Freud), il quale gli consiglia di annotare in un diario, strettamente privato, tutti i ricordi, le immagini e i sogni al fine di risalire alle origini della nevrosi.
Il memoriale è stato interrotto quando il narratore dichiara di essere guarito. Il dottor S., per vendicarsi della sua decisione, ha pubblicato l’opera con l’intento di danneggiarlo e smascherarlo.

La nevrosi di Zeno Cosini

La Coscienza di Zeno, pur riprendendo la struttura del memoriale autobiografico, non narra la storia della vita del protagonista, ma la ricostruzione delle tappe e delle modalità della sua nevrosi. Curandosi e scrivendo, Zeno capisce di essere effettivamente malato: non è mai riuscito a smettere di fumare, non ha mai terminato gli studi, non ha mai seriamente lavorato e il matrimonio di Zeno è stato deciso da altre persone; essendo stato rifiutato dalla bella Ada, non è stato in grado di respingere Augusta (sorella di Ada); Zeno è malato anche fisicamente: soffre di una leggera zoppìa, oltre ad altri mille sintomi; tutte manifestazioni della sua sporca coscienza. Per tutti questi motivi, è sempre alla ricerca di figure “sane” quali il padre, la moglie e il signor Giovanni Malfenti.

Zeno Cosini è un antieroe nevrotico e “inetto”, che appare al lettore come un uomo debole e indeciso, alla costante ricerca di giustificazioni per i suoi imbrogli e insuccessi. Ma, a differenza di Alfonso ed Emilio (protagonisti di “Una vita” e “Senilità”), ha successo sia in ambito familiare che professionale ed è consapevole della propria condizione.

Italo Svevo, attraverso la figura di Zeno, vuole smascherare le contraddizioni interiori e le fragilità dell’uomo contemporaneo, segnate sempre più da una vita precaria e instabile.
Il motivo centrale del romanzo è costituito dalla contrapposizione tra “salute” e “malattia”, reinterpretata alla luce delle teorie psicoanalitiche di Freud e alla scoperta dell’inconscio.

Zeno, sentendosi malato, intraprende la teoria del dottor S., che individua il suo disturbo in un irrisolto complesso edipico (nella psicoanalisi freudiana, il complesso edipico, è l’attrazione da parte del bambino/a verso il genitore di sesso opposto, accompagnata dalla rivalità per il genitore dello steso sesso). Zeno respinge quest’interpretazione e giunge alla consapevolezza che “la vita stessa è malattia” e si accorge che i cosiddetti “sani”, coloro che appaiono bene inseriti nella vita, in realtà sono individui “malati”, poiché conformisti (coloro che si adattano al comportamento della massa, seguendo una determinata tendenza) e ottusi.

La presunta nevrosi di Zeno, dunque, si trasforma da condanna in uno strumento conoscitivo e critico, in quanto gli consente di avere una superiore consapevolezza delle complessità del reale e di “sorridere di tutto e di tutti”, in primo luogo di se stesso.

L’ingresso della psicanalisi nella narrativa italiana 

Il romanzo si propone come un’autoanalisi: è lo stesso Zeno a portare alla luce il suo inconscio, cercando un chiarimento su se stesso e sulla realtà che lo circonda. In questo modo, la psicoanalisi compie il proprio ingresso, per la prima volta, nella narrativa italiana. All’interno dell’opera risalta uno degli “atti mancanti” diagnosticati da Freud, quale luogo di emersione del “rimosso”: Zeno, per errore, segue il funerale di uno sconosciuto al posto di accompagnare il funerale del cognato Guido; ciò avviene perché egli odiava il cognato, nonostante non lo avesse mai confessato.
Nel memoriale si evince altresì un altro aspetto psicoanalitico: il rapporto conflittuale tra il padre “saggio” e il figlio “inetto”. In tutto il romanzo Zeno appare attorniato da figure paterne (un ulteriore motivo tipicamente Freudiano applicato alla letteratura): il padre, il suocero, l’amministratore, il medico e l’analista, di volta in volta, diventano per lui interlocutori. Tali figure, apparentemente positive, sono odiate dal protagonista.

In definitiva, però, Zeno si riprende la rivincita su coloro che l’hanno sempre stimato poco. Svevo, inoltre, attraverso “La Coscienza di Zeno”, vuole smascherare le ipocrisie e le falsità del mondo borghese, oltre a designare che la famiglia, talvolta, non è un luogo puro come potrebbe sembrare.
La modernità del romanzo consiste proprio in questa ricerca mancata di un senso univoco (unico e ben determinato) da attribuire sia alla realtà che a se stessi.

Le ambiguità presenti nel romanzo

Zeno appartiene a una ricca famiglia borghese, sebbene sia un inetto negli affari; ha però risollevato le finanze della cognata Ada. Il protagonista è un personaggio ambiguo: da malato, ama il proprio stato di malato; si cura dal dottor S., nonostante non creda nella psicoanalisi; è un inetto, ma ha successo negli affari; vuole smettere di fumare, anche se fuma sempre l’ultima sigaretta; odia il cognato Guido, malgrado lo aiuti negli affari; sposa la donna che non vorrebbe, benché il suo matrimonio si riveli felice; ama la sua donna, ma ha una relazione extraconiugale; smaschera le menzogne della società borghese, nonostante vi si adagi.

Nella conclusione de “La Coscienza di Zeno”, il narratore dichiara al dottor S. di essere guarito non per la cura psicoanalitica, bensì per il successo inaspettato negli affari. In realtà Zeno non è guarito, ma ha imparato a convivere con la nevrosi. A differenza di Alfonso Nitti (Una vita) e Emiliano Brentani (Senilità), l’inettitudine di Zeno non si rovescia in una tragedia (il suicidio).
In definitiva, dunque, Zeno rimane un inetto, sebbene sia più maturo rispetto al passato. Questo è stato possibile grazie alla terapia psicoanalitica.

Le novità dell’impianto narrativo

Svevo, ne “La Coscienza di Zeno”, utilizza una particolare tecnica narrativa “in fieri”: l’opera prende forma poco per volta, crescendo su se stessa. La narrazione si svolge in prima persona (l’io narrante è lo stesso Zeno) il cui protagonista, nevrotico, è inaffidabile e poco credibile, sul quale il lettore non può fare affidamento per una corretta interpretazione delle vicende narrate. Zeno racconta eventi che gli sono successi da giovane e da “maturo”, pertanto è presente lo Zeno di ieri, che riprende vita dal proprio passato, e lo Zeno di oggi, che scrive del presente. Contemporaneamente, l’io narrante mentre racconta giudica il proprio vissuto; nasce qui l’ironia di Zeno, ovvero quel distacco verso la vita, propria e di chiunque, che è ciò che lo salva dall’assurdità di vivere. I fatti raccontati non sono lineari e i piani temporali si alternano continuamente tra quelli delle vicende ricordate e quelli del presente, in una sorta di “tempo misto” (come Svevo stesso definì), della coscienza in cui passato e presente si alternano. A causa di tale sfasatura temporale, l’io narrante (Zeno ormai anziano) corrisponde solo in parte all’io narratore (Zeno giovane), in quanto il protagonista si modifica nel tempo sulla base delle esperienze vissute durante la sua vita. Ne deriva un’opera aperta, in cui il lettore deve ristrutturare l’ordine narrativo. Non si deve pensare, però, a una struttura caotica: situazioni e allusioni si intrecciano e si collegano armonicamente lungo tutto il romanzo, originando una narrazione coerente e unitaria.  

LA TRAMA

I – Prefazione

Lo psicoanalista che aveva in cura il “vecchio” Zeno Cosini, il dottor. S, spiega di aver deciso di pubblicare il memoriale scritto dal paziente sia per vendicarsi della decisione di Zeno di abbandonare la terapia sia perché lo stesso riprenda la cura.

II – Preambolo

Zeno prende direttamente la parola e racconta i suoi primi difficili tentativi nel recuperare i propri ricordi dell’infanzia. Ogni volta che si abbandona alla memoria, cade in un sonno profondo e ristoratore.

III – Il fumo

In questo capitolo inizia la narrazione vera e propria. Seguendo il consiglio del dottor S., Zeno, inizia la sua autoanalisi a partire dal vizio del fumo e narra come, fin da giovane, avesse iniziato a fumare per emulare il padre; rievoca i vari tentativi falliti di abbandonare tale vizio, nonostante l’aiuto della moglie e del medico. Il fumo, infine, è divenuto una sorta di alibi, interpretato da Zeno come un sintomo della debolezza della propria vita.

IV – La morte di mio padre

In chiave psicoanalitica, è il capitolo centrale: liberarsi della figura paterna, per l’adolescente, è un tema tipicamente freudiano. Zeno ripercorre la storia dei suoi momenti difficili con il padre, il quale rimprovera il figlio per l’indecisione e l’incapacità negli affari; per questo motivo, al momento di ritirarsi dall’attività, il vecchio Cosini affida la gestione delle proprietà di famiglia all’amministratore Olivi e non al figlio Zeno. Quando il padre si ammala gravemente il giovane Zeno lo segue e gli sta vicino, ma i conflitti tra i due non cessano e l’io narrante scrive del traumatico schiaffo, forse involontario, da lui ricevuto sul letto di morte (15 aprile 1890). Scaturiscono in Zeno infinti sensi di colpa. Successivamente, il protagonista, dipinge la drammatica condizione di “orfano”, sebbene abbia già trent’anni.

V – La storia del mio matrimonio

Alla ricerca di una figura autorevole che sostituisca il padre appena perduto, Zeno inizia a frequentare il salotto del ricco borghese Giovanni Malfenti. L’uomo ha quattro figlie e Zeno si innamora di Ada Malfenti; attraverso il suocero potrebbe recuperare la figura autorevole. Ada, però, non ricambia l’affetto per Zeno, in quanto innamorata del giovane brillante Guido Speier.
Guido diviene così l’amico-rivale del protagonista. Il narratore, intanto, ha la prima forte crisi di zoppìa per essersi dapprima dichiarato ad Ada e poi alla sorella Alberta ed essere stato respinto da entrambe. Infine, si rassegna a sposare Augusta, la terza sorella scialba e brutta. Zeno vorrebbe rivolgere la sua dichiarazione alla bella Ada, ma al momento cruciale commette un errore. Sembra che l’io narratore, inconsciamente, volesse proprio ottenere quest’esito in modo da avere al suo fianco una moglie-madre.

VI – La moglie e l’amante

Augusta, che proviene da una famiglia di sani principi, si basa su alcune regole: si mangia a orari fissi; ci si veste in un certo modo; per la salvezza dell’anima si frequenta la chiesa; per la salvezza del corpo ci si affida a medici e governo. A Zeno tali fondamenta tipiche della società borghese appaiono assurde e, dunque, si ritiene l’unico “sano” in un mondo di “malati” di conformismo, al quale, però (ambiguità), anche lui si conforma in quanto assume il ruolo di capofamiglia (proprio come il padre che tanto aveva odiato).

La scelta di Augusta si rivela pertanto fortunata, ma Zeno avvia una relazione con l’amante Carla, una ragazza povera alla quale il protagonista si presenta come un benefattore per aiutarla negli studi. Nonostante l’attrazione per Carla, Zeno torna sempre, con maggior felicità, dalla moglie. Mosso dai sensi di colpa, egli progetta più volte di lasciarla, sebbene sia Carla ad abbandonarlo definitivamente per sposare un giovane maestro di musica.

VII – Storia di un’associazione commerciale

Zeno, apparentemente inetto negli affari, diventa socio dell’“amico” Guido Speier, che nel frattempo ha sposato Ada. Guido tenta azzardati giochi in Borsa, ma essendo un individuo ottuso e incapace (l’esatto contrario di come lo aveva descritto Zeno) perde molto denaro e la ditta si ritrova sull’orlo della bancarotta; per convincere la moglie a prestargli altro denaro, simula un suicidio. Ma, per errore, Guido sbaglia la dose di sonnifero e muore prima che arrivi il medico. È lo stesso Zeno a rimettere in sesto le finanze di Ada, compiendo particolari operazioni di Borsa. Il giorno del funerale del cognato, Zeno sbaglia però corteo funebre e, giunto in ritardo, decide di non entrare nel cimitero per non disturbare la cerimonia: è “l’atto mancato” di Zeno, che non intende rendere l’ultimo omaggio all’amico-rivale e che, di conseguenza, si inventa inconsciamente una serie di giustificazioni. 
Ada risente moltissimo della sua assenza e rimprovera Zeno di aver sempre provato gelosia nei suoi confronti. Quest’ultimo incontro convince Zeno a pensare che Ada abbia ragione. Subito dopo la bella Ada parte per sempre per il Sudamerica.

VIII – Psico-analisi

Sono ormai trascorsi molti anni (il capitolo è stato scritto tra il maggio del 1915 e il marzo del 1916).
L’io narrante spiega di aver perso la fiducia nel dottor S. e nella teoria psicoanalitica, tanto da abbandonare la cura. Continua, però, a tenere un diario in cui annota “sinceramente” le vicende e le menzogne raccontate al dottore. Il protagonista, durante la prima guerra mondiale, ottiene un grande successo commerciale e, pertanto, si dichiara guarito. Il memoriale si conclude con una profezia sul futuro dell’umanità: diviso dai suoi parenti, in una Trieste divenuta città di prima linea, Zeno immagina un tremendo ordigno (una bomba) che distruggerà il mondo.

Riassunto

PRESENTAZIONE DELL’OPERA

Il Caso Svevo: dall’insuccesso alla notorietà

La Coscienza di Zeno è il terzo romanzo di Italo Svevo, composto tra il 1919 e il 1922; venne pubblicato, a spese dell’autore, nell’aprile del 1923 dall’editore Cappelli di Bologna. Inizialmente l’opera passò inosservata ai critici, ma grazie al giudizio positivo di James Joyce i critici francesi Crémieux, Larbaud e Stearns dedicarono al romanzo un capitolo sulla rivista letteraria “La Navire d’Argent” (1926). Anche Eugenio Montale, in Italia, nel 1925 scrisse un saggio intitolato “Omaggio a Svevo”. Seguirono molti riconoscimenti a livello internazionale.

La struttura dell’opera

Il romanzo, che si presenta sotto forma di memoriale autobiografico, è suddiviso in 8 capitoli, le cui vicende, databili tra il 1870 e il 1914, non sono narrate in ordine cronologico. Nell’opera si intrecciano costantemente il passato e il presente.

Zeno, un uomo malato in un mondo malato

Nel Profilo autobiografico del 1928, Italo Svevo traccia un ritratto di Zeno, protagonista dell’opera. L’io narrante è Zeno Cosini, ricco commerciante triestino, che si sente “malato” in un “mondo malato”; decide dunque di sottoporsi a una cura psicanalitica e si rivolge al “dottor S.” (probabilmente lo psicoanalista Sigmund Freud), il quale gli consiglia di annotare in un diario tutti i ricordi, le immagini e i sogni al fine di risalire alle origini della nevrosi. Il memoriale è stato interrotto quando il narratore dichiara di essere guarito. Il dottor S., per vendicarsi della sua decisione, pubblica l’opera con l’intento di danneggiarlo e smascherarlo.

La nevrosi di Zeno Cosini

La Coscienza di Zeno è la ricostruzione delle tappe e delle modalità della nevrosi dello stesso Zeno. Curandosi e scrivendo, Zeno capisce di essere effettivamente malato: non è mai riuscito a smettere di fumare, non ha mai terminato gli studi, non ha mai seriamente lavorato e il matrimonio di Zeno è stato deciso da altre persone; essendo stato rifiutato da Ada, non è stato in grado di respingere Augusta (sorella di Ada); Zeno è malato anche fisicamente: soffre di una leggera zoppìa, oltre ad aver altri mille sintomi; tutte manifestazioni della sua sporca coscienza. Per tali motivi è sempre alla ricerca di figure “sane” quali il padre, la moglie e il signor Malfenti.

Zeno Cosini è un antieroe nevrotico e “inetto”, che appare al lettore come un uomo debole e indeciso, alla costante ricerca di giustificazioni per i suoi imbrogli e insuccessi.
Il motivo centrale del romanzo è costituito dalla contrapposizione tra “salute” e “malattia”, reinterpretata alla luce delle teorie psicoanalitiche di Freud e alla scoperta dell’inconscio. Zeno, sentendosi malato, intraprende la teoria del dottor S. ma respinge la sua interpretazione e giunge alla consapevolezza che “la vita stessa è malattia” e si accorge che i cosiddetti “sani”, coloro che appaiono bene inseriti nella vita, in realtà sono individui “malati”.

L’ingresso della psicanalisi nella narrativa italiana 

Il romanzo si propone come un’autoanalisi: è lo stesso Zeno a portare alla luce il suo inconscio, cercando un chiarimento su se stesso e sulla realtà che lo circonda. In questo modo, la psicoanalisi compie il proprio ingresso, per la prima volta, nella narrativa italiana. All’interno dell’opera emerge uno degli “atti mancanti” diagnosticati da Freud nonché il rapporto conflittuale tra il padre “saggio” e il figlio “inetto”. In tutto il romanzo, Zeno, appare attorniato da figure paterne: il padre, il suocero, l’amministratore, il medico e l’analista, di volta in volta, diventano per lui interlocutori. Tali figure apparentemente positive, sono odiate dal protagonista.

Le ambiguità presenti nel romanzo

Zeno appartiene a una ricca famiglia borghese, ma è un inetto negli affari; ha però risollevato le finanze della cognata. Il protagonista è ambiguo: da malato, ama il proprio stato di malato; si cura dal dottor S., sebbene non creda nella psicoanalisi; è un inetto, ma ha successo negli affari; vuole smettere di fumare, ma fuma sempre l’ultima sigaretta; odia il cognato Guido, ma lo aiuta negli affari; sposa la donna che non vorrebbe, ma il suo matrimonio si rivela felice; ama la sua donna, ma ha una relazione extraconiugale; smaschera le menzogne della società borghese, ma vi si adagia. Nella conclusione de “La Coscienza di Zeno”, il narratore dichiara al dottor S. di essere guarito non per la cura psicoanalitica, bensì per il successo inaspettato negli affari. In realtà Zeno non è guarito, ma ha imparato a convivere con la nevrosi.

Le novità dell’impianto narrativo

La narrazione si svolge in prima persona (l’io narrante è lo stesso Zeno) il cui protagonista, nevrotico, è inaffidabile e poco credibile, pertanto il lettore non può fare affidamento per una corretta interpretazione delle vicende narrate. Zeno narra eventi che gli sono successi sia da giovane che in età più avanzata. Contemporaneamente, l’io narrante, mentre racconta, giudica il proprio vissuto; nasce qui l’ironia di Zeno, ovvero quel distacco verso la vita, propria e di chiunque, che è ciò che lo salva dall’assurdità di vivere. I fatti raccontati non sono lineari e i piani temporali si alternano continuamente. Non si pensi, però, a una struttura caotica: situazioni e allusioni si intrecciano e si collegano armonicamente lungo tutto il romanzo, originando una narrazione coerente e unitaria.

LA TRAMA in breve

I – Prefazione

Il dottor. S spiega di aver deciso di pubblicare il memoriale scritto dal paziente sia per vendicarsi della decisione di Zeno ad abbandonare la terapia sia perché lo stesso riprenda la cura.

II – Preambolo

Zeno prende direttamente la parola e racconta i suoi primi difficili tentativi nel recuperare i propri ricordi dell’infanzia. Ogni volta che si abbandona alla memoria, cade in un sonno profondo e ristoratore.

III – Il fumo

Seguendo il consiglio del dottor S., Zeno inizia la sua autoanalisi a partire dal vizio del fumo e narra come, fin da giovane, avesse iniziato a fumare per emulare il padre. I tentativi di abbandonare tale vizio sono risultati un fallimento.

IV – La morte di mio padre

Zeno narra il traumatico schiaffo ricevuto da suo padre sul letto di morte (15 aprile 1890). Scaturiscono nel protagonista infinti sensi di colpa.

V – La storia del mio matrimonio

Zeno, frequentando il salotto di Giovanni Malfenti, si innamora di Ada (figlia di Giovanni), ma la giovane donna non ricambia l’affetto in quanto innamorata di Guido Speier (Amico-rivale del protagonista). Dopo essersi dichiarato anche alla sorella Alberta, decide di spostare Augusta, la terza sorella scialba e brutta.

VI – La moglie e l’amante

La scelta di Augusta si rivela fortunata, ma Zeno avvia una relazione con l’amante Carla, una ragazza povera alla quale il protagonista si presente come un benefattore per aiutarla negli studi. Nonostante l’attrazione per Carla, Zeno torna sempre dalla moglie. Mosso dai sensi di colpa, egli progetta più volte di lasciarla, sebbene sia Carla ad abbandonarlo definitivamente per sposare un giovane maestro di musica.

VII – Storia di un’associazione commerciale

Zeno diventa socio dell’“amico” Guido Speier, che tenta azzardati giochi in Borsa perdendo molto denaro; la ditta si ritrova sull’orlo della bancarotta. Per convincere la moglie a prestargli altro denaro simula un suicidio, ma, per errore, Guido sbaglia la dose di sonnifero e muore. È lo stesso Zeno a rimettere in sesto le finanze di Ada. L’io narrante, per un errore, non si presenta al funerale di Guido e Ada, risentita per questo gesto, rimprovera Zeno e poi parte per sempre per il Sudamerica.

VIII – Psico-analisi

Sono ormai trascorsi molti anni e Zeno spiega di aver perso la fiducia nel dottor S. e nella teoria psicoanalitica. Abbandonata la cura continua comunque a tenere un diario. Il protagonista, durante la prima guerra mondiale, ottiene un grande successo commerciale e, pertanto, si dichiara guarito. Il memoriale si conclude con una profezia sul futuro dell’umanità: diviso dai suoi parenti, in una Trieste divenuta città di prima linea, Zeno immagina un tremendo ordigno (una bomba) che distruggerà il mondo.

La biografia di Italo Svevo

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