La vita di Dante Alighieri
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 in una famiglia della piccola nobiltà. Rimase presto orfano di madre e il padre morì poco dopo che egli ebbe compiuto diciotto anni di età.
Dante studiò le discipline scolastiche dell’epoca, frequentò Brunetto Latini, notaio e scrittore, che favorì l’interesse dello scrittore per i temi filosofici; un altro incontro decisivo fu quello con Guido Cavalcanti, massimo esponente della lirica degli ultimi anni del Duecento.
Nel 1285, a soli vent’anni, Dante sposò Gemma Donati dalla quale ebbe due figli maschi (Iacopo e Pietro; forse ne ebbe un terzo, Giovanni) e una figlia femmina, Antonia, che si fece monaca con il nome di suor Beatrice. Il matrimonio venne stabilito con un contratto notarile nel 1277, quando Dante aveva dodici anni.
Un episodio molto importante della biografia dantesca è l’incontro con Bice, figlia di Folco Portinari, che andò in sposa a Simone de’ Bardi; Dante cantò la donna come Beatrice, colei che dà beatitudine.
In seguito alla morte di Beatrice (1290) ci fu un periodo di traviamento, Dante abbandonò il culto di Beatrice, probabilmente perché preso per l’amore di un’altra donna. Il traviamento fu anche un periodo di vita dissipata e di inclinazioni verso un razionalismo filosofico che mise in dubbio la verità della fede cristiana.
Dal 1291 al 1295, infatti, Dante frequentò le “le scuole de li religiosi” e prese parte alle “disputazioni de li filosofanti”, cioè ascoltò i maestri francescani di Santa Croce e i domenicani di Santa Maria Novella, a Firenze. La crisi terminò con la stesura della Vita nuova, tra il 1292 e il 1293.
Nel 1295 partecipò alla vita politica di Firenze, si iscrisse alla corporazione dei medici e degli speziali; si fece eleggere prima nel consiglio del popolo (consiglio dei trentasei) e poi in quello dei Cento. Il culmine della sua attività politica si ebbe nel giugno del 1300 quando venne eletto priore (uno dei sei magistrati del comune fiorentino).
Nel 1266, anno della battaglia di Benevento, ci fu uno scontro tra le due fazioni: Guelfi Bianchi e Guelfi Neri. Attraverso i Guelfi Neri papa Bonifacio VIII cercò di controllare la vita politica della ricca città toscana: Firenze. Dante si oppose.
Quando si venne a sapere che le truppe angioine di Carlo di Valois scesero in Italia, Firenze inviò ambasciatori al papa per evitare di essere investita dalle truppe francesi (ottobre 1301). Tra gli ambasciatori era presente anche Dante.
Purtroppo, però, fu tardi: l’accordo tra Carlo di Valois e papa Bonifacio VIII era già stipulato. Il primo novembre 1301, mentre Dante fu trattenuto con l’inganno a Roma, le truppe angioine entrarono a Firenze scatenando una dura repressione nei confronti dei nemici. Carlo destituì il governo dei Bianchi e richiamò i Neri dall’esilio. Il 27 gennaio 1302 Dante venne condannato all’esilio per due anni con una multa di cinquemila fiorini. Fu accusato di “baratterìa”, ovvero di aver fatto un uso illecito di denaro pubblico.Poiché il letterato non pagò la multa entro i termini di legge, gli vennero sequestrati i suoi beni e nel marzo del 1302 fu condannato a morte.
I primi anni dell’esilio
Per Dante si aprì il durissimo periodo dell’esilio da Firenze, destinato a durare fino alla morte. Nel 1303 si unì con altri Guelfi Bianchi allontanati, con i quali cercò di rientrare in città con le armi, ma i loro tentativi non ebbero successo e nel 1304 vennero sconfitti alle porte di Firenze (sconfitta della Lastra).
Dante fu ospite per alcuni mesi presso Cangrande della Scala, signore di Verona; in questa città scrisse il De vulgari eloquentia (1302-1305), un trattato in lingua latina che vuole dimostrare l’importanza del volgare a un pubblico di dotti.
Dopo la sconfitta della Lastra, il poeta decise di abbandonare i compagni di fazione, solo e amareggiato iniziò a scrivere il Convivio. Un trattato in lingua volgare che tocca vari argomenti del sapere umano: dalla religione alla politica e dall’origine delle parole alla divisione delle età dell’uomo. La stesura si interruppe al quarto libro.
Dante volle iniziare una nuova opera, vi era la necessità di raccogliere le conoscenze materiali del cosmo e quelle spirituali della fede; iniziò pertanto la stesura della Divina Commedia.
Nel frattempo le condizioni dell’esilio si resero sempre più aspre, Dante dovette chiedere ospitalità ai vari signori Ghibellini dell’Italia settentrionale e centrale.
Gli spostamenti di Dante durante gli anni dell’esilio non sono del tutto chiari, molti documenti furono distrutti dal comune fiorentino. Venne certamente accolto a Treviso, a Padova, poi presso i Malaspina in Lunigiana.
Tra il 1307 e 1311 risiedette nel castello di Poppi, nel Casentino, ospite del marchese Guido di Battifolle e tra la fine del 1307 e l’inizio del 1309 si trovava a Lucca, dove stese la maggior parte dell’Inferno e del Purgatorio.
Intorno al 1310 l’imperatore germanico Enrico VII di Lussemburgo scese in Italia (chiamato da Dante “l’alto Arrigo” nella Divina Commedia) dando nuove speranze politiche per il paese.
La penisola però era in gran parte guelfa e dunque le speranze, occulte da Dante all’imperatore germanico, furono pura utopia (fantasia).
Nel 1311, a Milano, Dante incontrò l’imperatore; scrisse per lui una serie di epistole in latino, apertamente ispirate dall’ideologia ghibellina. La stessa ideologia permise a Dante di comporre il De monarchia, scritto o concluso pochi anni più tardi, dopo la morte di Enrico VII (24 agosto 1313).
Nel 1312 circa Dante si trovò ancora a Verona, con i figli, presso Congrande della Scala. Qui revisionò l’Inferno e concluse il Purgatorio. Nel 1315 rifiutò l’amnistia che Firenze offrì agli esiliati, a patto che pagassero un’ammenda e si riconoscessero colpevoli. Perse dunque qualsiasi speranza di ritornare in patria. Da Verona si trasferì a Ravenna, fu ospite di Guido Novello da Polenta, dove si radunarono intorno a lui una cerchia di ammiratori e discepoli. Dante concluse il Paradiso poco prima di morire, a 56 anni di età, il 14 settembre 1321; lo colse la malaria mentre era di ritorno da un’ambasceria a Venezia.
Dante è sepolto nella Chiesa San Francesco di Ravenna.
I generi e le opere di Dante
Opere in volgare:
In versi:
- Rime
- Fiore
- Detto d’Amore
- Divina Commedia
In prosa e versi:
- Vita nuova
- Convivio
Opere in latino:
In versi:
- due Egloghe
In prosa:
- De vulgari eloquentia
- De monarchia
- Tredici Epistole
- De situ et forma aque et terre.